‘Solo bei ricordi’. La sintesi utilizzata da Giancarlo Camolese, riguardo la sua doppia esperienza vissuta con la Reggina, è quanto mai significativa. Da giocatore, arrivò giovanissimo in riva allo Stretto per vivere la seconda esperienza da professionista, dopo l’esordio con la maglia della Biellese: “Non era ancora la Reggina di Foti ma si respirava ugualmente un entusiasmo contagioso. La piazza era ambiziosa, c’era la convinzione di poter ottenere la promozione in serie B. Il primo anno la sfiorammo arrivando quarti, nel mio secondo campionato in amaranto le cose andarono meno bene e chiudemmo a metà classifica”. Chiaro e limpido il flashback legato al biennio vissuto in riva allo Stretto: “Tornavamo dal ritiro estivo, pronti a iniziare gli allenamenti a Reggio Calabria. Alla prima seduta c’erano circa 4-5 mila persone, qualcosa di mai visto. Era evidente la voglia e la curiosità del popolo amaranto di conoscere la nuova squadra e sostenerla, ricordo che parliamo di una squadra di serie C…”
Ventitrè anni più tardi le strade si incrociano nuovamente. La Reggina ha esonerato Colomba e cerca la salvezza nel massimo campionato, ottenuta dopo l’approdo di Camolese: “Non sta a me scoprire quanto sia complicato disputare un campionato di serie A con l’obiettivo di salvarsi, riuscimmo a raggiungere il nostro traguardo alla penultima giornata”. La traccia indelebile è collegata proprio a quel Reggina-Milan…: “Dovevamo vincere per ottenere la salvezza matematica, affrontavamo i rossoneri freschi di scudetto. Battemmo il Milan grazie a una perla di Di Michele e il rigore di Cozza, esplose la festa. Quanta soddisfazione, e che caldo faceva…”. L’esperienza da tecnico amaranto non proseguì per diverse ragioni: “Accettai di corsa la panchina della Reggina perché affascinato dal guidare una squadra in cui avevo militato. Dopo la salvezza abbiamo preso strade diverse con il presidente Foti ma senza alcuna acrimonia. Ragioni tecniche o economiche? I rapporti solitamente si interrompono per questi motivi…”
L’unione tra Camolese e la città di Reggio Calabria non è di natura squisitamente sportiva: “In riva allo Stretto ho trovato la donna della mia vita, per questa ragione non posso che essere profondamente legato alla città. Tifo per la Reggina e mi auguro di cuore che riesca a superare le attuali difficoltà”. Proprio nella stagione del Centenario, la squadra amaranto potrebbe rivedere la terza serie, eventualità (da scongiurare) che non si verifica da diciannove anni: “Anche quando sei convinto di aver fatto le cose per bene, sul mercato e con la scelta dell’allenatore, il campo può sempre smentirti. La piazza non può perdere una categoria che nel recente passato andava addirittura stretta. E’ triste per me vedere la Reggina in fondo alla classifica e gli spalti vuoti, non è questo il ricordo che ho di Reggio Calabria”. Non c’è una medicina che assicuri la guarigione, la speranza deve essere alimentata dall’interno: “Squadra, società, tifosi, ognuno deve fare la propria parte sino in fondo. Credo che Foti proverà a rinforzare l’organico, considerato l’affetto che prova per i colori amaranto c’è da fidarsi. Ai tifosi dico che contestare o disertare lo stadio, in questo momento, non serve a nulla. La curva del Granillo è stata il fiore all’occhiello non solo di Reggio ma di tutta la Calabria sportiva, questo è il momento di tornare a sostenere la Reggina”.
pa.rom. – rnp
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