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Tutto da rifare, tutto azzerato. Anche quest’anno, la Reggina decide che in seno alla mancanza di risultati c’è un colpevole principale, ci sono delle responsabilità precise da addossare. In riva allo Stretto dunque, arriva l’ennesimo cambio di panchina, una panchina che dal dopo-Mazzarri non trova più pace. A fare le valigie, questa volta, è Gianluca Atzori, ovvero l’allenatore che tre anni fa era riuscito nell’impresa (perchè arrivati a questo punto, è giusto parlare di impresa…) di terminare una stagione a Reggio senza essere esonerato, arrivando tra l’altro a sfiorare il ritorno in serie A. Agli occhi di chi ha deciso, poco importa se gli è stata consegnata una squadra quasi completamente nuova, la cui costruzione è stata terminata oltretutto il 2 settembre. Poco importa se, spesso e volentieri, a fare la differenza sono stati solo gli episodi avversi. Poco importa se la ‘sconfitta fatale’, in quel di Modena, è arrivata senza Maicon e Di Michele, con Foglio infortunatosi dopo neanche 40 minuti e con Fischnaller spedito sotto la doccia quando si era solo al 43′. Poco importa se appena una settimana prima del Braglia, questa squadra aveva giocato una gran partita contro l’Empoli, mandando ko una delle favorite alla vittoria finale.
Nella conferenza stampa di ieri, il Presidente Foti ha giustamente evidenziato i grandi risultati ottenuti da realtà come Lanciano e Crotone, che di certo non godono di grandi budget e non annoverano nei loro almanacchi campionati di massima serie. In quel preciso istante, abbiamo fatto notare al presidente che in tali realtà c’è un progetto solido, che si muove attraverso idee e scelte, che vengono migliorate e rinforzate dal tempo . L’esatto contrario di quanto sta succedendo a Reggio, dove si cambiano 7/8 undicesimi di squadra e gli allenatori traballano subito, per poi saltare sistematicamente. Il problema, è che nel calcio si vince con una programmazione durata minima di due o tre anni, mentre qui da noi tutto nasce e muore nella stessa alba. Ogni anno si riparte da zero, ogni anno c’è un progetto da ricreare. Il ritorno di Gianluca Atzori, sulla carta è durato 10 partite, ma in sostanza anche meno. Il tecnico di Collepardo infatti, è finito sul banco degli imputati sin dalla 7^ giornata, dopo la sconfitta col Carpi. E’ stato quello, probabilmente, l’inizio della fine. Il tutto, mentre Toscano a Terni, Aglietti a Novara e Marino a Pescara, si trovavano (per quanto riguarda gli ultimi due, meglio dire dire si trovano…) in situazioni analoghe. A differenza del loro collega tuttavia, sono stati difesi a spada tratta.
La voglia di vincere del Presidente, come detto in precedenza, la condiviamo in pieno. Anche noi, come lui e come qualsiasi tifoso, soffriamo nel vedere ancora la squadra nei bassifondi. Allo stesso modo, siamo i primi a dire che la società quest’anno ha operato bene sul mercato, soprattutto se questa considerazione nasce dal paragone con la stagione precedente. L’ansia da risultato a tutti i costi però, rischia di trasformarsi in un boomerang. Perchè il risultato è figlio della programmazione di cui parlavamo prima, e non viceversa.
Ai nostri occhi, Gianluca Atzori va via proprio come Davide Dionigi: a testa altissima, senza alcuna colpa da addebitargli. E proprio come Davide Dionigi, va annoverato nella categoria grandi uomini, ai quali non puoi far altro che esprimere la tua gratitudine, augurando loro tutte le fortune possibili.
E adesso, pensiamo al futuro, con un piccolo salto nel recente passato. Quando arrivò Bepi Pillon, gli rivolgemmo il nostro bentornato ed il nostro sostegno incondizionato. Un galantuomo che ha firmato una salvezza fattasi davvero ardua, nonostante la sua Reggina, per quanto riguarda il gioco espresso, è stata una delle più brutte di sempre. Adesso, sulla panchina della squadra che amiamo c’è Fabrizio Castori. La linea, ci mancherebbe il contrario, rimane la stessa. Facciamolo lavorare in pace e diamogli sostegno, senza ricoprire anche lui di ‘veleni’ alla prima sbandata o al primo risultato che non girerà . Non ripetiamo sempre gli stessi errori. Perchè qui saltano gli allenatori, ma non abbiamo ancora capito che le responsabilità dobbiamo prendercele tutti. Dal primo all’ultimo…
Ferdinando Ielasi-reggionelpallone.it
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