Continua con Vincenzo Oliveri, presidente del San Roberto-Campese il viaggio all’interno del calcio dilettantistico calabrese, ideato da Reggionelpallone insieme ad Antonello Merenda (Universo Dilettanti) e Gioia Sport (www.gioiasport.com). Abbiamo sintetizzato le problematiche che ai nostri occhi appaiono di maggior rilievo, decidendo di sottoporle, attraverso 4 domande, sia ai vertici istituzionali che ai Presidenti delle società interessate.
1) Il patto anticrisi tra il Presidente Tavecchio e le banche, che consiste in un microcredito da 10.000 euro a tasso agevolato, garantisce le iscrizioni ai campionati e quindi protegge la federazione dall’emorragia di rinunce; secondo Lei non si sarebbero potute adottare altre iniziative, tipo quella di chiedere ‘soccorso’ al calcio professionistico?
L’iniziativa rischia di essere poco utile. E’ come il gatto che si morde la coda: le società che hanno difficoltà economiche richiedono il prestito, ma successivamente avranno le medesime difficoltà a restituire la somma. Il calcio professionistico, con tutti i suoi sprechi milionari, avrebbe potuto aiutare il mondo dilettantistico, che è dove si annida la vera passione per questo sport. Da anni si sapeva che il calcio dilettantistico era vicino al collasso, adesso rischia di essere troppo tardi.
2) Il Presidente Tavecchio si è spesso confrontato con Befera, capo dell’agenzia delle entrate, ai fini di ammorbidire una massiccia azione accertatrice che nell’intero stivale ha coinvolto centinaia di società ; è pacifico che il futuro del dilettantismo si giochi proprio su questa partita, relativa alle fatturazioni per sponsorizzazioni sino all’importo di 200.000 euro. Quale è il suo pensiero in merito?
Come spesso accade, il compromesso è la via migliore. Le società non dovrebbero abusare come hanno fatto in passato, sapere di certe fatture mi ha fatto rabbrividire. Allo stesso tempo l’Agenzia delle Entrate dovrebbe venirci incontro, con un pò di buonsenso si potrebbe aiutare il calcio dilettantistico.
3) Capitolo allenatori. Esiste una regola che protegge il rapporto lavorativo tra società e tecnici, i quali attraverso una specifica vertenza, riescono a recuperare l’intera somma pattuita pur essendo stati esonerati. Allo stesso tempo, diversi calciatori impegnati nove mesi a servizio della stessa società di appartenenza, spesso vengono retribuiti soltanto tre mesi, mentre l’allenatore che lavora tre mesi incassa il corrispettivo di nove mesi. Ritiene che siamo in presenza di una disparità di trattamento? In tal caso, quali soluzioni suggerisce?
Gli allenatori sono dei lavoratori a tutti gli effetti, non capisco quindi perchè a differenza di tutti gli altri dipendenti debbano essere pagati anche una volta che finisce il rapporto di lavoro. Credo non sia giusto pagare un allenatore che non lavora più per una società , i tecnici però dovrebbero essere liberi di accasarsi altrove. Quanto ai calciatori, loro per legge non possono avere un contratto, quindi è tutto legato alla parola della società .
4) Capitolo calciatori. Meritocrazia e minutaggio, dovrebbero rappresentare le componenti basilari nella valutazione del rapporto economico tra società e calciatori. Sarebbe opportuno rispolverare il concetto del premio partita ed eventuali bonus legati agli obiettivi personali e di squadra, convertendo così il rapporto derivante dall’ingaggio fisso?
L’idea è valida, credo però che sia di difficile fattibilità . Ci saranno sempre quelle 5-6 società che per vincere sono disposte a pagare rimborsi elevati, se non attuate in modo omogeneo è difficile che queste idee possano attecchire.
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