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Franco Iacopino: “Vi racconto 51 anni di calcio. Nel ’93, seguimmo Del Piero…”

07/02/2013 12:21 | A cura di Redazione ReggioNelPallone.it

Si ringrazia l’amico e collega Francesco Romeo, per l’intervista realizzata.

Nessuno come lui. Franco Iacopino è l’uomo dei record. Nessun altro dirigente del calcio tricolore, è rimasto attivo nel mondo del calcio per 51 anni. Soltanto Righetti della Fiorentina, ha insidiato il romantico record del reggino, ma anche il grande uomo di calcio toscano ha abdicato, mentre Franco Iacopino è ancora lì. Lo incontro nella sede del Modena Calcio, dove da anni si fa amare e rispettare per competenza e passione. Il suo studio è un trionfo di riconoscimenti e foto con personaggi internazionali del calcio, premi dell’Uefa e titoli conferitigli da ogni latitudine. Mi saluta e mi mostra la stele d’argento che l’Uefa gli manda ogni anno: un bellissimo oggetto in cui sono affissi tutti i simboli delle squadre della Champions League. “E’una tiratura molto limitata, l’Uefa la concede a poca gente”, commenta orgoglioso. Un ottimo pranzo e siamo di nuovo nel suo ufficio. Lo avverto: voglio un intervista verità. Franco Iacopino sorride sornione e accetta annuendo.

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Franco, iniziamo con il tuo presente, dalla tua esperienza con il Modena. Prospettive e progetti.

Il mio contratto con il Modena scade il 30 giugno di quest’anno, ma non lo rinnoverò. Qui sono sempre stato bene,ancora oggi non ho alcun problema, ma per l’anno prossimo valuto altre possibilità. Dopo 51 anni di calcio vorrei chiudere con un esperienza di ancora maggiore livello. Ho dei contatti, vedremo cosa succede. Ho anche un bel nipotino da godermi, una famiglia a cui ho sottratto tanto tempo. Farò un compendio di tutto questo e deciderò. Qualunque sarà la mia scelta, sarà serena e ponderata.

Franco, non ti vedo proprio fermo o lontano dal calcio… Iniziamo con una domanda tipica:cosa ne pensi della Reggina di oggi?

Il calcio è la mia vita-sorride-. Con la Reggina abbiamo pareggiato all’andata e non mi ha fatto una brutta impressione. Ha i problemi tipici di una squadra giovane e da collaudare, ma anche qualche buon giocatore su cui puntare.

Il tecnico Dionigi è spesso messo in discussione, cosa pensi delle critiche rivolte alla gestione da parte del Mister?

Di Dionigi posso dire solo un gran bene: è un ragazzo eccezionale, educato, intelligente, una persona come poche. Ho un rapporto ottimo con Davide, gli auguro un bene infinito.Credo sia una persona pragmatica, che ha bisogno di tempo per dare forza alle sue idee e al suo credo calcistico. Ma sul suo valore non ho dubbi.

Anche Ciccio Cozza ha dei problemi col suo Catanzaro, due talenti della Reggina accomunati nella stessa terra da tante difficoltà.

Dici il giusto, Cozza e Dionigi sono due ragazzi meravigliosi che conosco bene. Nell’anno 1992-1993, Dionigi andò dal vivaio del Modena al Milan per 1,5 miliardi, mentre Cozza fu pagato solo cento milioni in meno dal Milan alla Reggina. Erano certamente i migliori giovani del periodo, infatti vederli giocare insieme è stato sempre un piacere. In Italia in quel periodo gli addetti ai lavori parlavano soprattutto di loro.Con Criniti a sinistra e Rubens Pasino a destra, Dionigi in una stagione segnò la bellezza di 24 gol. Uno spettacolo. Cozza vorrebbe che io andassi al Catanzaro, anche il presidente Cosentino mi ha più volte cercato, ma ormai ho la famiglia al Nord e non scendo più verso il mio amato Sud.

A proposito di chiamate, il presidente Foti ha provato a richiamarti dopo lo stop del rapporto di 42 anni con la Reggina?

E come no!..tante volte..anche tramite persone di comune amicizia…ma io ho sempre rifiutato.

In che rapporti siete rimasti?
Passiamo alla prossima domanda..

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A questo punto Franco, andiamo indietro nel tempo. Se ti chiedo quale sia stata la più grande soddisfazione in amaranto, rischio di essere banale dicendo la promozione in serie A…

C’è una tappa del mio percorso con la Reggina che mi gratifica quanto la storica promozione. E non esagero affatto.E’la creazione della nuova Reggina Calcio dalle ceneri della As Reggina del 1986: molte cose di quella vicenda le voglio raccontare, per evidenziare il merito di uomini straordinari della città di Reggio Calabria.

Siamo tutto orecchie…

L’As Reggina era ormai fallita, ma aveva conquistato la promozione in C1 e il regolamento prevedeva che la nuova società subentrante, in caso di fallimento delle precedente, perdesse il titolo acquisito sul campo. A quel punto, le speranze della Reggina di non perdere la categoria, erano ridotte al lumicino. Fu a quel punto che entrò in campo l’allora sindaco di Reggio Calabria, Nino Mallamo. Andò subito a Roma in Federazione e in Lega per fare da garante economico alla neonata società Reggina Calcio. Portò con sé un eccezionale piano amministrativo del bravissimo commercialista Mario Monastero, una fideiussione bancaria del Comune per decine di milioni di lire e …la credibilità e i buoni uffici di Franco Iacopino negli uffici romani. Quando tornò in città, all’aeroporto Tito Minniti, il sindaco Mallamo mi abbracciò e mi disse: “Franco, a Roma ti conoscono e ti stimano tutti! Quando facevo il tuo nome negli uffici della Figc o della Lega Calcio, avvertivo che tu avessi una credibilità di cemento armato…anche la C1 è salva..grazie!!”. Penso davvero che la città debba essere fiera di avere avuto e di avere professionalità del genere, come Mallamo e Monastero, eccezionali professionisti, decisivi nel restart della storia della Reggina. Senza di loro, non ci sarebbe stato nient’altro. Hanno lanciato la società verso il destino dell’Olimpo, degli anni d’oro della Top Class.

Nel 1999 l’euforia per la massima serie era tanta, ma il Granillo non era ancora omologato e si rischiava di disperdere una parte del tifo in lunghe trasferte. Le istituzioni non volevano dare il semaforo verde per l’agibilità della struttura, quell’esordio in A fu circondato da mille problemi…

Guarda -dice sfregandosi il mento- quella lì fu una storia allucinante. Fu una vicenda che ebbe un grande protagonista, che la città deve ricordare e ringraziare tuttora: Italo Falcomatà. Senza di lui non ci sarebbe stato il nuovo stadio. La Commissione di Vigilanza sui locali di Pubblico Spettacolo era interforze, composta cioè da appartenenti ad ogni forza dell’ordine. Il Questore Malvano addirittura voleva incriminare il sindaco Falcomatà per qualche inadempienza dell’impianto. Italo lavorò con il suo staff giorno e notte, per eliminare uno ad uno ogni problema. Erano più che altro problemi di second’ordine, come qualche canale di scolo non ancora perfetto e finiture provvisorie,non c’era nessun limite strutturale o di sicurezza, sia chiaro. Ma avevamo gli occhi delle Lega e della Figc addosso e non potevamo sbagliare nulla. Ricordo la ressa incredibile a Palazzo San Giorgio con tutte le testate nazionali dietro la porta dell’ufficio del sindaco, decine di giornalisti ammassati ansiosi di sapere come sarebbe andata a finire per la partita con la Fiorentina del giorno dopo. Entro mezzanotte si doveva depositare l’agibilità o meno e tutti ci davano per spacciati.

Come faceste a giocare poi al Granillo?

L’unica soluzione era un ordinanza temporanea emessa dal sindaco direttamente, che assumendosi per intero la responsabilità dell’evento, avrebbe garantito la sicurezza e la fruibilità dell’impianto per la competizione. Il Granillo era pieno a tappo, mettersi quasi trentamila persone sul proprio groppone fu un gesto di coraggio e generosità immenso da parte di Italo Falcomatà.

Quasi ti commuovi a parlare del sindaco del tempo…

Era un mio compagno di scuola ed un uomo straordinario. Restò sempre attento e sensibile ai problemi della Reggina Calcio. Stupendo ricordo, reggino doc.

Parlaci dell’epopea della Serie A, di quel periodo fantastico per la città, tu che l’hai vissuta dal di dentro.

Un periodo entusiasmante, in cui tutti lavoravamo con un trasporto unico. Ricordo con grandissimo piacere la tournee in Canada organizzata dalla bravissima Mery Mauro, nostra sponsor al tempo: un viaggio eccezionale, una squadra di valore che restituì un immagine stupenda della città di Reggio Calabria e dell’Italia intera. Fu la più bella trasferta fatta in 50 anni di calcio. Eravamo circondati da un affetto e da una stima incredibili.

Scrivi Serie A e leggi grandi fuoriclasse. Chi ti ha colpito di più?

Su tutti Zinedine Zidane. Stratosferico, il più grande giocatore che  abbia mai visto. Lo vedevi già dalla rifinitura che era di un altro  pianeta rispetto a tutti. E vi dico di più: era educato, umile, gentile, un ragazzo a mio parere straordinario. Era un fenomeno, ma nei rap  porti umani era semplice, sembrava uno qualunque. Grande davvero.

l giocatore che avresti sempre voluto prendere e non hai mai visto alla  Reggina?

Eeehhhh….ti dico un nome di quelli pesanti..era il 1993 e Pino Benedetto andò a vedere un paio di partite di Del Piero a Padova. Tornava dicendo cose straordinarie di questo ragazzo e si volle informare. Ma lo voleva la Juve e lo prese. Neanche per scherzo avremmo potuto infastidirli. Boniperti andò a prenderselo. Punto.

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In 51 anni di calcio ne avrai conosciuti di grandi dirigenti e presidenti…

Eccome! Il Presidente Boniperti è un grande amico.Un galantuomo. Vi    racconto un episodio: andammo io, Lillo Foti e Pino Benedetto presso la sede delle Juventus per la cessione di Massimo Orlando, un affare che fruttò alla Reggina ben 6,4 miliardi di lire. Quando arrivammo nell’ufficio di Boniperti, lui si scusò subito con Foti e Benedetto e mi abbracciò caldamente. Disse loro:”non vi offendete cari amici, ma vedere l’amico Franco Iacopino è sempre un immenso piacere!”. Non solo, qualche tempo fa mi ha mandato un suo libro con dedica per me tramite l’amico e Presidente del Coni Calabria  Mimmo Praticò. Un grande uomo di calcio Boniperti, davvero.

Vedo foto del tuo corso di direttore sportivo con volti noti del calcio, anche di oggi.  Chi è stato il più bravo secondo te?

Scrivilo forte e chiaro, non ho alcun problema a dirlo: il migliore di tutti era Luciano Moggi. Un vero intenditore, uno che guardava più avanti degli altri. Aveva una marcia in più nel capire i giocatori.Era uno stratega puro. E vi dico di più: era una persona di parola. Se ti diceva una cosa, era quella. Non ha mai fatto una cosa diversa da quella che aveva detto. Poteva passare anche tempo, ma lui si ricordava tutto. Anche Sergio Secco era molto bravo, così come il nostro Oreste Granillo: un dirigente preparato, un vero conoscitore della materia.

Fra le società quali ti hanno colpito di più?

Milan e Juventus hanno qualcosa in più di tutte. E’un opinione condivisa da      molti miei colleghi del settore. Lo percepisci subito che nell’organizzazione, nel livello generale, sono un gradino sopra. Nell’Inter ad esempio, non capisco la scelta fatta per Oriali. Era un ottimo professionista.

Torniamo alla Reggina. Giocatori che si sono persi per strada o che la Reggina al contrario ha valorizzato?

Beh, da noi son passati grandi giocatori. Il mio preferito è stato Pirlo. Qualità superiori e grande umiltà. Non rideva mai, lo vidi divertirsi alla grande solo in una cena al Royal Garden, nella serata della salvezza del primo anno di Serie A. Ma non lo faceva per superbia, era proprio riservato, timido. Nel contratto era scritto che alla fine di ogni partita potesse prendere l’aereo per tornare a Brescia. Pretendeva che lo accompagnassi sempre io all’aeroporto, un ragazzo d’oro. Anche Baronio è stato bravissimo, ma da noi sospetto che avesse raggiunto il top del suo rendimento. Noi provammo a trattenerlo, ma le sue prestazioni convinsero la Lazio a pretendere qualcosa come 8 miliardi per il suo riscatto e per la Reggina erano troppi. In generale, pur avendo fatto una buona carriera, ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto.Mi ricordo con molto piacere di Ezio Brevi: fisicamente non credo sia mai arrivato un ragazzo tanto forte quanto lui. Sia in campo che in piscina mostrava uno strapotere fisico impressionante. Di testa era fortissimo, a centrocampo le prendeva tutte ed anche se non aveva grandi piedi, era un giocatore di quelli che in una squadra non dovrebbero mai mancare. Generoso, potente e mai domo: un ottimo elemento.

Mentre alla voce grandi giocatori mancati, chi metteresti?

Ne ho visti tanti perdersi per strada, alcuni li vedo ancora qui da queste parti a fare magari il cameriere, gente che aveva un pacco di milioni e li ha dilapidati fra donne e divertimenti vari. Rubens Pasino ad esempio è allenatore da queste parti, resta sempre invece un ragazzo di educazione e correttezza straordinaria. Il più grande rimpianto è stato Massimo Orlando: era un ottimo mancino, aveva corsa e tecnica da vendere. Non era forte come Baggio, ma correva due volte di più. Un po’ fu colpa di chi non volle farlo giocare a sinistra accanto a Baggio, perché sosteneva che non potessero coesistere. Così Massimo fu penalizzato e si spense. Un po’fu colpa anche sua: come ogni toscano che si rispetti, amava la bella vita, fare tardi la sera e bere un bicchiere di rosso in più. Alla fine era un gran bravo ragazzo, ma per fare il professionista a certi livelli devi avere un certo tipo di vita misurata, regolare. Poteva avere molto di più, era davvero molto dotato. Lo avevo notato subito, già da quando era nella Primavera del Conegliano Veneto. I sudamericani poi in generale sono persone particolari, spesso hanno bisogno di tempo per vincere la nostalgia e ambientarsi. E’stato un limite per molti che ha impedito loro di esplodere. Alla Reggina ne è capitato più di qualcuno.

Mantieni rapporti con qualche giocatore del passato?

Assolutamente, con un sacco di gente! Non sai in quanti mi chiamano ancora! Ieri mi ha telefonato Peppe Santonico, un attaccante che ha giocato a Reggio nel’66-’67, era 40 anni che non ci sentivamo…la cosa più bella è che ha fatto di tutto per rintracciarmi: questo ti da il metro del sentimento di stima vero che ci legava. Mentre l’altro giorno è stato Armenise a chiamarmi, vive a Bolzano. Che piacere sentirlo!

Franco, parlaci di qualche trattativa difficile, complicata, di quelle per cui si lavora fra mille problemi e con la concorrenza”caina” che tenta di rubarti l’osso in ogni momento…

Mamma mia, quante fatiche per Marco Fazzi, il più forte attaccante della Serie B, parlo dei primi anni’60!….Riuscimmo ad accordarci con la Casertana, lui anche era d’accordo, ma il trasferimento non maturava. Andai là e incontrai il ragazzo. Mi disse: ”Direttore, io voglio venire a Reggio,davvero, ma mia moglie non ne vuole sapere perché non vuole rinunciare all’insegnamento all’Isef e al Nord lei lo otterrebbe”. Incontrai sua moglie, una donna stupenda, ed era irremovibile. O avrebbe potuto insegnare o non se ne faceva nulla. Quanto lavoro diplomatico per farle avere il trasferimento a Reggio in tempi brevissimi…fu un impresa incredibile…ancora la ricordo con grande intensità….

Ma ne valse la pena almeno, Fazzi segnò a valanga?

Beh i suoi gol li fece attenzione, ma restò un anno e andò via. Giocava quell’anno con Gianni Merighi, il giocatore più pagato dalla Reggina, che versò ben 100 milioni di lire al Modena per averlo. Poi noi lo rivendemmo bene al Napoli. Un’altra trattativa pazzesca fu quella di Vincenzo Onorato….

Raccontacela questa trattativa Franco, vogliamo conoscere questi aneddoti storici….

Onorato era un giocatore dell’Ischia Isola Verde, lo avevamo seguito e noi contattammo il suo procuratore, il famoso avvocato Chiacchio. Da due giorni era scaduto il suo contratto e noi lo volevamo. L’Ischia però voleva rinnovargli l’accordo di modo che chi l’avesse voluto, avrebbe dovuto pagare i 500-600 milioni previsti di valore. Senza di quello, all’Ischia sarebbe andato soltanto la cifra di 56 milioni, una specie di indennizzo per l’investimento sul giocatore che il regolamento dell’epoca prevedeva per le società.Quando arrivai sul posto, i dirigenti campani lo cercavano per fargli firmare tutto, ma lui non si era fatto vivo.Ricordo che siamo stati chiusi in un cinema io, lui e il suo avvocato a vedere due o tre volte addirittura di seguito lo stesso film, pur di non rischiare di incontrarci con i dirigenti dell’Ischia Isola Verde. Poi di corsa in albergo verso Firenze per il deposito della firma sul nostro contratto in Lega e il giocatore che venne con me in ritiro ad Asiago. Un operazione quasi militare…

Vincenzo Onorato, un giocatore molto discusso di quegli anni per quel rigore sbagliato nello spareggio di Pescara, seguito dalla cessione al Messina…

Quel rigore lo sbagliò come tanti grandi campioni ne hanno sbagliati tanti, ma la Reggina lo vendette 950 milioni e spiccioli e per quella cifra era impossibile dire di no…

A proposito di affari e grandi giocatori, di Nakamura che mi dice?

Devi sapere una cosa: Nakata è stato sinora  il più grande giocatore giapponese, anche se tecnicamente non so se fosse davvero più forte di Nakamura. Ma quando facemmo la tournee in Giappone, la gente impazziva per lui, letteralmente. Aveva una popolarità ben superiore a quella di Nakata, che pure aveva giocato in squadre più blasonate della Reggina. Nakata se la tirava, faceva il fenomeno, mentre Nakamura era un ragazzo umile ed educato come pochi. Ovunque andassimo, c’era una processione solo per lui. Era l’idolo delle folle.

L’operazione Nakamura fu quindi ottima per le casse della Reggina?

Quello di Nakamura fu un vero capolavoro di marketing! Fruttò alla Reggina una marea di soldi. Solo di magliette vendute, ci sarebbe stato da gongolare. Fu nel complesso un asso di cuori nel mazzo della Reggina.

Lo stadio più bello che hai mai visto?

Senza alcun dubbio lo stadio Yokohama in Giappone. Stupendo, concepito benissimo, spettacolare.

Cosa hai provato dopo 42 anni, parliamo del 2004, a restare fuori dalla Reggina? Avevi scritto la storia di quella società..

Si, ovviamente mi sentivo un po’ spaesato. Ma sapevo che avevo ancora molto da dare al calcio. E infatti il calcio mi ripagò prontamente..

Come?

Era da poco finita la mia storia con la Reggina e mi squillò il telefono: era l’Uefa. Mi comunicarono che avevano deciso di darmi il premio come uno dei migliori sette dirigenti del calcio europeo. Fu una gioia immensa. Lo presi subito come un risarcimento del destino, come un segno di rispetto e considerazione della mia lunga carriera. La premiazione con i vertici del calcio mondiale allo stadio di Montecarlo, la serata di gala, la platea di esperti internazionali…Che esperienza straordinaria!
Ndr: mentre parla Franco Iacopino mi mostra le foto e la targa d’argento dell’Uefa con la scritta ”THE MAGNIFICENT 7 FRANCO IACOPINO IN RECOGNITION OF SERVICES AT EUROPEAN FOOTBALL”

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Ayrton Senna diceva che la migliore vendetta è sempre il successo. Ti manca la serie A?

Aveva ragione…(sorride). Nel 2006, poco prima dello scandalo Calciopoli che sconquassò tutto, sono stato vicinissimo ad una importante società di Serie A.  Peccato davvero….una società prestigiosa, con una lunga storia e qualche scudetto…

Un pensiero per la tua Reggio e per i tifosi amaranto?

I tifosi con me sono sempre straordinari, perché sanno bene che sono uno di loro, che ho il sangue amaranto. Dico loro che soffro a vedere la città in questo stato perché io sono un innamorato di Reggio Calabria. Ci torno spesso, appena posso. Sto già portando avanti un progetto: allestire un museo con tutti i ricordi, le maglie, gli oggetti di oltre 50 anni di calcio. Sto scegliendo la sede e vedere come fare per lasciare questa straordinaria testimonianza d’affetto alla mia città.

Ti informi ancora sul risultato della Reggina?

Certo! E’ la prima cosa che faccio! E lo farò sempre!

Francesco Romeo

 

Redazione ReggioNelPallone.it
Testata giornalistica online Aut. Trib. di Reggio Calabria n. 11/2010 Il calcio e lo Sport nella Provincia di Reggio Calabria.

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