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In Italia, sembra che le cose abbiano una logica coerenza solo in base ai relativi interessi. Se ad esempio si verifica una situazione simile, che vede protagonisti individui appartenenti alla stessa categoria, ma che si diversifichino presumibilmente per il conto in banca oppure per il diverso rango di appartenenza, allora le cosa cambiano Il concetto di discriminazione, osservando quanto sta accadendo in questi ultimi tempi nel nostro paese, rischia veramente di diventare un qualcosa di difficile comprensione.
L’abbiamo già detto nell’articolo precedente, il razzismo è pura idiozia, e coloro che si ostinano ad ostentarlo e fanatizzarlo devono essere condannati, senza se e senza ma. Boateng, che durante l’amichevole tra Pro Patria e Milan ha ricevuto insulti di stampo razzista, ha reagito bene nel momento in cui ha deciso di abbandonare il campo, un po’ meno bene nel momento in cui ha scagliato il pallone verso il gruppo dei tifosi che lo insultava, anche perchè, così facendo, ha rischiato di colpire anche gl spettatori che non c’entravano nulla. Ad ogni azione corrisponde sempre una reazione, ma occorre che essa sia adeguata e non eccessivamente sproporzionata all’offesa. Un calciatore professionista, che si sente insultato, deve reagire evitando di esasperare gli animi, soprattutto quando vi è una folla che assiste allo spettacolo.
Eppure, quella ‘pallonata’ di Boateng è stata ampiamente compresa dagli addetti ai lavori, dalla stampa nazionale, dagli Organismi di Pubblica Sicurezza etc., tanto che qualcuno l’ha pure definito una sorta di esempio, in quanto, reagendo, ha dato dimostrazione di coraggio e grande dignità. Se la reazione di Boateng è stata incensata o quanto meno tollerata, non si può dire la stessa cosa riguardo quella di Montervino, capitano della Salernitana, che domenica scorsa, nella partita giocata dai granata ad Aversa, ha reagito contro i tifosi locali che lo avevano ripetutamente insultato sotto gli occhi dei familiari presenti in tribuna, andando ad affrontarli “vis a vi” dopo aver segnato un goal, e scatenando le ire degli stessi.
Il Giudice Sportivo, nonché gli Organi di Pubblica Sicurezza sopracitati, questa volta non sono stati comprensivi, come avvenuto riguardo il comportamento del più illustre collega rossonero. Il responso, in tal caso, è stato severo: 6 giornate di squalifica, ma soprattutto 2 anni di Daspo. Eppure, se si mette a confronto la reazione di Boateng che scaglia il pallone contro i tifosi avversari e la reazione di Montervino che invece li affronta “faccia a faccia”, non si notano grandi differenze riguardo l’intensità e l’aggressività dei rispettivi comportamenti. Ma le conseguenze a cui sono andati incontro i due giocatori, sono estremamente diverse.
Rimane da capire cosa determina questa disparità di trattamento, se essa è dovuta alla diversa “fama” dei calciatori, e conseguentemente alla diversa squadra di appartenenza, oppure se dipenda dalla tipologia di offesa ricevuta e dalla conseguente reazione, o magari da entrambe le cose. Si corre il rischio di parametrare la reazione del calciatore alla tipologia di ingiuria ricevuta, giustificandone alcune e condannandole altre. Ma il disvalore di una ingiuria è difficile da valutare, così come è difficile capire quando e come sia giusto reagire.
Di questo passo finiremo per formulare delle tabelle in cui verranno schematizzate le offese, differenziandole per gravità, indicando quelle alle quali si potrà reagire e quelle che dovranno essere sopportate, onde evitare le relative sanzioni. Un’idea un pò bizarra, che tuttavia potrebbe farci capire una volta per tutte se un odioso “buuuuu’ razzista”, sia più grave o meno di offese alle vittime di un disastro aereo, di una tragedia calcistica come l’Heysel o alla memoria di un ragazzo che ha perso la vita mentre rincorreva la sua passione…
Marco Giacomantonio-RNP
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