E’ di qualche giorno fa, la notizia che Luis Nazario De Lima, meglio conosciuto con il nome di Ronaldo, ha deciso di chiudere la sua carriera da calciatore professionistico. La notizia in questione ha ovviamente fatto il giro del mondo riempiendo le tv ed i giornali di qualsiasi nazione. Un addio abbastanza preventivabile quello del “Fenomeno”, vista l’età non più rosea soprattutto vista la sua mole, tale da non permettergli più quei movimenti che sempre hanno caratterizzato le sue magistrali giocate.
E’ stata proprio tale considerazione che lo ha portato ad annunciare il ritiro, come ammesso in conferenza stampa: “Penso ad una giocata, ma non riesco ad eseguirla come vorrei”. Di sicuro, il “Fenomeno” può essere considerato come la massima espressione calcistica, insieme a Zidane e pochi altri, degli anni ’90, e rientra tra gli attaccanti più forti e prolifici dal dopoguerra in poi. Indimenticabili le sue accelerazioni, in cui riusciva come non si era mai visto fare sino a quel momento, ad infilarsi di forza tra i difensori avversari, unendo potenza atletica a tecnica sopraffina. La grande tecnica associata a forza e velocità estrema, hanno reso Ronaldo un incubo per gli avversari, ma hanno altresì deliziato i palati di quanti amano questo sport, indipendentemente che fossero o meno tifosi della squadra in cui il brasiliano ha militato.Averlo visto da qualche anno con capigliatura riccioluta e soprattutto con un fisico fortemente appesantito, ha indispettito quanti lo hanno apprezzato nel corso della sua brillante carriera; ma i guai fisici subiti, quali rotture multiple di legamenti crociati del ginocchio, e il suo ipertiroidismo, giustificano in qualche modo le sue precarie condizioni atletiche.
Ma Ronaldo non è stato solo doppi passi fulminei e progressioni rapide ed energiche, in quanto la sua storia calcistica riserva anche qualche ombra, che marginalmente ha adombrato il suo valore come calciatore.
Al di là dello scandalo che lo ha visto coinvolto in una vicenda legata al mondo dei transessuali brasiliani (con tanto di denunce per estorsione fatte dal giocatore) Ronaldo è stato un simbolo del neo-calcio anche da un altro punto di vista, giustamente poco apprezzato dai tifosi e dagli amanti dello “sport più bello del mondo”. Oltre le sue giocate, oltre l’omaggio che merita il campione, anche questo aspetto ci offre parecchi spunti di riflessione. Ronaldo infatti, è tra coloro che, in barba agli affetti dimostrati dagli ambienti calcistici in cui ha vissuto, ha cambiato maglia e opinioni troppo facilmente, senza tener conto di quanto fatto in precedenza. Ciò che lo ha “macchiato” sotto questo profilo, è stato prima il passaggio dall’Inter verso il Real Madrid, dopo che i nerazzurri lo hanno coccolato (e profumatamente pagato…) nonostante i circa 3 anni passati più in infermeria che sul campo. Appena tornato “Fenomeno”, con tanto di coppa del mondo alzata in Giappone col Braile, “Ronnie” ha girato le spalle, andando in Spagna. A completare l’opera, è stato il ritorno in Italia, per indossare la casacca dei cugini milanisti, dapprima pubblicamente detestati.
Così facendo, Ronaldo ha messo il definitivo suggello verso la figura del campione nomade e incoerente, volubile in base al contratto sottoscritto. Come lui, in seguito, altri calciatori quotati hanno cambiato maglia e opinione, passando da una sponda all’altra, soprattutto all’ombra della Madonnina. Così Christian Vieri, che dopo aver segnato oltre 100 goals con la maglia dell’Inter, approda da un giorno all’altro nel Milan, squadra con cui non avrà le stesse gioie. Lo stesso Ibrahimovic che appena approdato all’Inter dichiarava: “Da piccolo tifavo per l’Inter. sono arrivato in una squadra molto forte, il mio futuro è qua”, nel giro di pochi anni ha vestito la maglia blaugrana del Barcelona, per poi finire…al Milan !
L’esempio più clamoroso di queste neo-figure del calcio dell’era moderna, lo personifica Leonardo, in passato dapprima calciatore, poi dirigente, poi allenatore rossonero; ebbene nel giro di qualche mese è passato dal Milan di cui veniva considerato quasi “una bandiera”, all’Inter, per diventarne l’allenatore. Ciò non significa che in passato non vi fossero calciatori passati da una squadra milanese all’altra, ( vedi Serena…), ma la frequenza con cui tali passaggi sono avvenuti di recente e soprattutto l’aver rinnegato le esperienze precedenti per abbracciare ciò che prima veniva disdegnato, sono caratteristiche del “campione moderno”. Un prototipo che, come detto, Ronaldo ha personificato alla perfezione.
Pertanto, rimane indubbio l’apprezzamento per le qualità agonistiche, ma le perplessità sul resto, da amanti del calcio di una volta quali siamo, pesano come un macigno. Dovendo trarre delle conclusioni al riguardo, non mi resta che considerare, per l’ennesima volta, come le “bandiere del calcio” siano state ammainate, tranne qualche rara eccezione. Purtroppo sono sempre di meno coloro che riescono a resistere alle tentazioni di contratti onerosi, seppur essi derivino da società dapprima criticate. Tali esempi ci dimostrano ancora una volta, che il calcio si è involuto, soffocato dalla logica del business, e la passione e la fede che in passato si potevano provare verso una maglia, un simbolo, oggi sono scomparse.
A rappresentare il “campione bandiera”, in massima serie oggi sono rimasti Del Piero, Totti e Zanetti. I primi due, negli ultimi anni, per arrotondare i loro lauti stipendi milionari sono apparsi in vari spot pubblicitari. Qualcuno potrà certamente ironizzare sul “Francechino della Vodafone” o sull’ “uccellino dell’acqua Uliveto”, ma è sempre meglio che girovagare da squadra in squadra, alla ricerca del contratto più lusinghiero, rinnegando i propri trascorsi e le proprie opionioni…o forse no?
Marco Giacomantonio-reggionelpallone.it
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