Se non erano fenomeni prima, non sono brocchi ora. E’ un periodo che non gira alla Reggina. E’ una periodo che, l’abnegazione smisurata del tecnico e dei suoi giocatori, non riesce a produrre quei frutti che tutti vorrebbero: dai tifosi alla società , dai diretti protagonisti agli addetti ai lavori. Ieri, diciamo la verità , non è stato un derby che passerà agli annali. Chiacchiera più, chiacchiera meno, più simile alle due gare della scorsa stagione che alla partita di andata dove, con un impatto devastante, la Reggina non riuscì a conquistare i tre punti ma riuscì a conquistare il Granillo con un prova sontuosa sia per intensità che per volontà .
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Non è un periodo che gira. Ma bisogna sottolineare, rimarcare, evidenziare, che i calciatori non hanno tirato i remi in barca o non stiamo cercando di buttare l’anima in campo. E certamente non si può recriminare quasi nulla allo stesso tecnico che, pur di cercare di rivitalizzare le prestazioni, ha provato ed utilizzato formule nuove per questa Reggina. Bisognerebbe forse analizzare, invece, quello che è più realmente lo stato delle cose a Reggio. Non siamo di fronte alla rosa del Barca o del Real, siamo dinanzi alla squadra più giovane della cadetteria. Ad un gruppo di ragazzi, molti dei quali alla loro prima stagione nel calcio che conta che possono trovare delle difficoltà durante il loro cammino. E possono anche, per via della poca esperienza e della poca probante maturità , non trovare la chiave giusta per aprire quella porta. Ci sta che incappino in giornate storte. Questo non intacca minimamente il loro percorso. Non erano fenomeni prima, non sono brocchi ora. “In medio stat virtus“, così è. C’è chi nelle prime giornate sulla sua fascia ha mostrato numeri di spessore e ora tira il fiato incontrando qualche difficoltà in più, c’è chi prima segnava con facilità da calcio d’angolo e ora invece non riesce più a calciare che sopra al portiere. Ci sta. Ci sta anche che chi prima segnava “soffiando il pallone”, adesso debba rincorrere una nuove forma fisica decisiva. Ci sta, nel calcio come nella vita, che il giovane sia spesso altalenante, non riuscendo ancora a compiere quel salto qualitativo che possa renderlo ufficialmente maturo. Eppure, criticare a spada tratta questo gruppo oggi non avrebbe riscontri positivi. Proprio a causa della giovinezza. Ma le critiche, costruttive, quelle si ci vogliono sempre. Basta che, queste critiche non siano premeditate, retribuite, e peggio ancora cattive. E’ giusto evidenziare quelli che oggi possono essere i limiti di questa Reggina. Di fatto, e nessuno può dire il contrario, la squadra fatica a concludere, non a finalizzare, ma a concludere. E delle peculiarità del gioco amaranto che avevano portato la squadra vicino alla vetta, si sta perdendo traccia. Probabilmente qualcuno all’esterno ha pensato che questa squadra fosse stata costruita per competere con Siena, Atalanta e Torino: cosi non è stato. Così non è.
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Questa squadra deve solo crescere, con il tempo, e migliorare sempre di più. Non gira adesso, ma restiamo fiduciosi. Vogliamo esserlo. Restiamo fiduciosi anche rispetto all’operato della società che, sicuramente, in questo periodo ha trascorso momenti grigi per situazioni ben più gravi rispetto ad una partita di calcio. Ora però, in questi quindici giorni, in un mercato ostico non vi è dubbio, c’è bisogno di uno sprint particolarmente aguzzo per mettere in rosa quegli elementi capaci di migliorare qualitativamente l’organico. Certamente giocatori che possano già aver dimostrato in B le loro caratteristiche. Giocatori davvero utili alla causa. Aspettando buone nuove da Milano, è giusto che Atzori e i suoi continuino a lavorare alla ricerca della serenità , del gioco, delle soluzioni per migliorare una situazione che non è però così nera come la si vuole descrivere. Ma a loro, prestazione si, prestazione no, non mettiamoli in croce. Non lo meritano.
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Vincenzo Ielacqua-Reggionelpallone.it
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