Reggio Calabria, 2 giugno anno domini 2002. In un Granillo pieno come non mai, va di scena l’ultimo atto del campionato di serie B. La Reggina affronta il Genoa, finisce 2 a 2, ma a nessuno importa più di tanto, perchè gli amaranto sono già tornati in A da una settimana. Era l’anno del Napoli, della Sampdoria e di tante altre “big” che, alla fine, hanno ciccato gli obbiettivi stagionali. E poi c’era la Reggina. Un attacco formidabile, un cuore immenso, che squarcia il cielo e lo colora di amaranto in un tripudio di tifosi che ogni domenica facevano la fila per applaudire i loro 11 leoni. Tra i principali artefici di quella magica annata c’era mister Franco Colomba, che oggi (vedi foto in basso)è tornato al sant’Agata, per far visita a quella che, dopo Bologna, rimarrà per sempre la sua seconda casa.
Reggio e la Reggina: un legame indissolubile. Appena può, lei torna sempre a farci visita…
Certo, a Reggio ho passato cinque, indimenticabili, anni. È normale che sia così, perché mia moglie e i miei figli sono affezionati a questa città, alla quale mi legano ricordi ed emozioni incancellabili. Appena capita, torno ben volentieri.
La sua Reggina riuscì a raggiungere la serie A: pensa che la Reggina attuale sia già pronta per il salto di categoria?
La Reggina di quest’anno è una squadra fresca, vivace, giovane. Essere arrivati in queste posizioni di classifica, con un organico pressoché nuovo rispetto all’anno scorso, è già un grande traguardo. Bisognerà mantenere gli standard di inizio stagione: la voglia e l’entusiasmo ci sono, quindi…
Un progetto basato sui giovani, ai quali si unisce qualche buon giocatore d’esperienza. È la ricetta giusta?
È un progetto importante, ora come non mai. Tanti giovani pieni di entusiasmo, voglia di far bene e fame di vittorie. Ci sono anche i leader, che in uno spogliatoio non guastano mai. Emiliano Bonazzoli, ad esempio, si sta dimostrando un leader positivo per la squadra. Va dato il giusto plauso anche alla società, per aver creduto in questo progetto capace di unire forze fresche e giocatori di esperienza.
Dopo un po’ di stagioni in sordina, la Reggina sta riacquisendo la dignità che dopo l’era Mazzarri era andata completamente perduta. Quali sono stati per lei i motivi del precedente “black-out”?
Sicuramente non è facile mantenersi ad alto livello, specie in una categoria importante come la serie A. Il fatto che ci sia stato un momento di crisi è una cosa normale, comune a tutte le squadre. La Reggina veniva da dieci anni di trionfi, quindi un piccolo momento di appannamento è fisiologico. Comunque ripeto, quest’anno a Foti va dato il merito di aver costruito una compagine all’altezza della B, che sta dimostrando di meritare pienamente la posizione che si ritrova in classifica.
Gianluca Atzori sta seguendo un cammino comune a molti ex giocatori, e del tutto complementare al suo. Lo reputa un allenatore pronto per riportare la Reggina in serie A?
Anche lui, come i giocatori che ha la fortuna di allenare, è giovane e bravo. Ha già assaporato il retrogusto di un’esperienza negativa in massima serie (Catania, ndr), quindi credo che sia un ragazzo che ha tanta voglia di rifarsi. Si, anche questa è stata un’ottima scelta del presidente Foti.
Dopo il presente, il passato. Terni, penultima giornata del campionato di serie B 2001-02: pur perdendo, la Reggina torna in serie A dopo una sola stagione…
Bhè, quello è stato un anno che non potrò mai dimenticare. Ricordo la prima partita: una sconfitta contro l’Ancona, molti ci avevano già “tagliato le gambe”. Avemmo molta forza e molto orgoglio per reagire, portando a casa qualcosa come 13 risultati utili consecutivi. Eravamo una buona squadra, che come questa Reggina veniva da un triste percorso che ci portò alla serie B, ma riuscimmo a risalire immediatamente, con un dolce lieto fine che tutti noi conosciamo. È difficile scegliere il ricordo più bello, ma oltre al trionfo finale, possiamo citare le molte reazioni positive, con le quali rispondemmo alle critiche ci furono mosse in determinati periodi. Giorno dopo giorno capimmo che il sogno non era poi così irrealizzabile.
Colomba allenatore non è solo la promozione con la Reggina: di mezzo ci sono tante esperienze, alcune ottime, altre concluse nel peggiori dei modi. Come l’ultima col suo Bologna…
No, a Bologna ci siamo salvati. Quello che è successo quest’anno invece, non lo voglio neanche citare: un esonero che mi piace ricordare più come un’esperienza di vita, che come un’esperienza calcistica. Quando si incontra il malaffare, purtroppo si ha sempre la peggio.
“Colomba, solo con te Reggio vola”: uno striscione, che sintetizza l’amore che questa città ha avuto e continua ad avere nei suoi confronti.
Lo striscione fu il primo e l’ultimo, quindi non posso dimenticarmelo (ride, ndr). Si, calcisticamente parlando è stata l’esperienza più bella della mia vita. Oltre alla promozione, non posso cancellare il primo anno di serie A, così come il primo campionato del ’97, in serie B. Reggio è stata una tappa fondamentale, di cui non mi dimenticherò mai.
In riva allo Stretto, ha allenato anche un capitano di mille battaglie come Simone Giacchetta, che adesso sta affrontando una partita molto dura…
Si, ho avuto l’opportunità di sentirlo oggi. Gli ho detto una cosa importante: lui è stato un difensore, ma il ruolo che gli riuscirà meglio è quello di attaccante. È giocando all’attacco che riuscirà a superare questo momento. Ha vinto tanto, vincerà pure questa battaglia. Ne sono sicuro.
Francesco Mansueto-Reggionelpallone.it
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