“Back to the roots“ è il titolo dell’opera ideata e realizzata dal fotografo Antonio Sollazzo. Il lavoro, una serie di scatti fotografici, vede il centrocampista amaranto come metafora del tempo, e dei cambiamenti inevitabili che nel calcio (come nella società in generale) si sono inesorabilmente susseguiti negli ultimi decenni. Dai campi polverosi, che vedevano rotolare palloni malconci, all’avvento delle pay-tv, sconvolgimento planetario che rivoluzionato tutte le figure ruotanti intorno al mondo del pallone. Partendo dalla principale, quella del calciatore: meno “uomo della porta accanto”, e più star da copertina. Sollazzo e Viola raccontano la loro esperienza a proposito del progetto “Back to the roots”:
Antonio Sollazzo: “L’idea nasce dalla necessità di raccontare dell’evoluzione, o per meglio dire dei cambiamenti, che ci sono stati nella società attraverso questo sport. Quando ero ragazzino i nostri miti erano i calciatori di serie A, esattamente come adesso, ma noi, che vivevamo la nostra passione su campi polverosi, ci sentivamo già dei privilegiati nel poter prendere a calci una sfera. Ora, senza voler in alcun modo criticare il calcio attuale, si presta a mio avviso troppa attenzione sui dettagli e molto meno al gioco, che paradossalmente diventa sempre meno protagonista. L’opera che abbiamo sviluppato insieme vuole sottolineare proprio questa forte differenza.
Nicolas? L’idea gli è piaciuta subito, fin dal primo incontro che abbiamo fatto. Ho conosciuto un ragazzo straordinario, di una disponibilità unica che ha partecipato con una vivacità che sottolinea la sua quota morale”.
Nicolas Viola: “Ho avuto la fortuna di avere un padre che giocava qualche anno fa, ha vissuto quell’epoca del calcio è mi ha raccontato molti aneddoti, storie vissute su quei campi da gioco. Io vivo un altro momento del calcio: tutto il mondo è cambiato, la metamorfosi del calcio non è altro che una conseguenza.
Cosa mi è piaciuto di più di questo progetto? E’ stata una grande esperienza, aver indossato i vestiti di mio padre una fortissima emozione. Lavorare con Antonio è stato estremamente piacevole, è uno straordinario professionista, si è stabilito subito un grandissimo feeling.
Il primo calciatore che ho visto allo stadio è stato Ciccio Cozza. Mi lasciò di stucco, vederlo giocare mi ha trascinato, ha acceso aspirazione e identificazione dentro me. Poi ho avuto la fortuna di averlo addirittura come compagno di squadra, non mi pareva vero. Adesso è uno dei nostri allenatori, è una persona che, senza dubbio, mi ha dato moltissimo”.
Passato e presente messi a confronto, mai così lontani se riferiti al rettangolo verde. Innumerevoli gli esempi che ci evidenziano come il mondo del calcio è cambiato, inesorabilmente. L’idea romantica del calcio di una volta, non può che soccombere di fronte alla realtà attuale. Le società sono vere e proprie S.P.A., con profitti da ricavare e interessi che trafiggono a malincuore l’archetipo di una volta. Tutto si è snaturato, tramutato, rinnovato. L’emozione di chi rincorre un pallone in campo, e di chi dagli spalti vuole vederlo nella porta avversaria, almeno quella è rimasta intatta.
Pa.Rom.
Commenti