Così come vi abbiamo detto altre volte, sin dal giorno della sua nascita Reggionelpallone.it ha inteso analizzare il mondo del calcio non solo come semplice sport, ma bensì come vero e proprio fenomeno sociale. Perché il mondo del pallone non è solo pali, traverse, vittoria e sconfitta. E’ molto, molto di più. E’ un filo sottile che spesso e volentieri ha portato con sé, in maniera nemmeno tanto velata, tanti altri fenomeni di portata non certo inferiore. Fenomeni che molte, troppe volte sono stati analizzati con superficialità, o peggio ancora senza conoscere l’argomento oggetto del contendere. In virtù delle ragioni sopraelencate, e spinti dal desiderio di offrire ai nostri lettori un servizio sempre più completo e ricco di spunti di riflessione, da tempo pensavamo alla nascita di una nuova rubrica, dall’eloquente titolo “Oltre il Calcio”. Quanto successo ieri sera a Genova, ci è sembrato “l’assist” ideale per la prima puntata…
Genova, Italia, giorno 12 ottobre dell’anno domini 2010.
Allo stadio Luigi Ferrarsi è in programma la partita tra la Nazionale italiana contro quella Serba, valevole per le qualificazioni del Campionato Europeo di calcio.
La diretta del match è affidata al canale primo della televisione pubblica italiana, dove sono pronti per i commenti tecnici, giornalisti ed ex calciatori in veste di opinionisti.
Ma questi “luminari dell’informazione”, loro malgrado, non sono riusciti a deliziare i telespettatori parlando di sforbiciate, cross e dribbling, perché i tifosi Serbi presenti nel settore ospiti dello stadio genovese li hanno “costretti” a disquisire di altro…
Infatti la partita in campo è durata solo 6 minuti, poi è stata definitivamente sospesa poiché i tifosi serbi hanno “scatenato l’inferno” nel loro settore, e stando al comunicato della Figc: “la partita non si è giocata perchè non sussistevano le condizioni di sicurezza”…
In TV non sono ovviamente tardate le reazioni e i giudizi sul comportamento tenuto da questi supporters. Si è andati ad analizzare le motivazioni di tale efferatezza, facendo riferimento al 3 a 0 subito dalla Nazionale balcanica contro l’Estonia, e nel contempo, additando i Serbi in tutti i modi, gli operatori dell’informazione (?) inneggiavano alla violenza sperando che gli Agenti entrassero nel settore “per farli calmare per benino”.
Soltanto in seguito la lettura di alcuni striscioni sul Kosovo, hanno fatto nascere il sospetto che forse il calcio non c’entrava nulla, e che la tensione creata fosse dovuta a motivi squisitamente politici. Ora, lungi da me cercare di giustificare comportamenti come quelli dei serbi, perché la barbarie, la violenza e la cieca esaltazione, non devono avere alcun tipo di giustificazione Quindi, in merito a delinquenti che hanno messo a soqquadro un intero settore e rovinato una partita di calcio, il giudizio è solo uno: condanna.
Eppure, qualcuno doveva sapere… Già, qualcuno doveva sapere, doveva pur immaginarsi che all’interno della tifoseria balcanica ci sono frange incontrollabili quanto pericolose, che fanno dell’esasperazione del sentimento nazionalista uno dei loro capisaldi. Qualcuno doveva sapere che, in un clima di esaltazione collettiva, i serbi si sarebbero presentati in un Paese come l’Italia, che solo 10 anni fa era in prima linea nella guerra che contrapponeva la Serbia al Kosovo.
Era il 1999 quando la NATO entrava in guerra contro uno Stato sovrano facente parte delle Nazioni unite, senza che vi fosse alcun mandato internazionale. Furono necessari 78 giorni di pesanti attacchi aerei per piegare la Serbia/Montenegro e costringerla alla resa, tanto che circa 50 mila soldati occidentali occuparono il Kosovo che fu diviso in 5 aree di competenza: a est il comando italiano; a nord francese, al centro inglese, a ovest americano; a sud turco-tedesco. Le basi aeree da cui decollarono gli aerei erano tutte in territorio italiano; da Aviano e Gioia del Colle prendevano il volo Tornado ADV e Caccia F-104S, e i raid subiti dal territorio Serbo erano di almeno 600 al giorno. Questi sono fatti: che poi l’odio serbo non abbia alcuna giustificazione se rapportato alla partita di ieri, è un altro discorso. Ma questi, sono fatti, e qualcuno doveva tenerli in conto
Ad ogni modo, resta da chiarire come sia potuto accadere che un gruppo di tifosi abbia potuto agire così liberatamene, tanto da far sospendere la partita in maniera definitiva.
Rimane sconcertante soprattutto se si considera che oggi in Italia, esistono misure ferree per contrastare il fenomeno della violenza negli stadi, tanto che in una normale partita di qualsiasi campionato italiano, se un tifoso accende una torcia o espone uno striscione dai toni polemici viene diffidato per 5 anni, e per i 5 successivi non potrà abbonarsi perché la normativa sulla Tessera del Tifoso lo vieta.
Evidentemente tali misure repressive valgono solo per i poveri tifosi italiani, perché ai tifosi Serbi presenti a Genova è stato realmente concesso di tutto. L’immagine dell’energumeno tatuato col passamontagna in testa è emblematica; un individuo che ha lanciato bombe carta e torce sia in campo, sia sugli spalti assiepati di tifosi italiani, per poi sconquassare la rete di protezione con una tronchesina, in piena libertà d’azione, come se tutto gli fosse gentilmente concesso. E il fatto che poi sia stato arrestato, non cambia di una virgola lo sgomento di fronte a quanto descritto…
E’ chiaro che qui, qualcosa non torna. Nel frattempo Roberto Masucci, responsabile per il Viminale della sicurezza della nazionale italiana di calcio dichiara: “Dai tradizionali canali di collegamento con la polizia serba, non era arrivato alcun segnale sul grado di pericolosità di questi tifosi. Noi per esperienza avevamo predisposto un apparato adeguato, ma mai avremmo immaginato un livello di aggressività così alto”.
Avete capito? In serbia nel 2007 ci sono stati due morti legati al campionato, o se preferite agli scontri tra tifoserie. Nello stesso anno, il Partizan fu escluso dall’Europa League, dopo che i suoi supporters misero a ferro e fuoco la città di Mostar, in Bosnia. Tornati in Europa League, gli stessi ultras di Belgrado si sono resi responsabili, lo scorso settembre, dell’uccisione di un tifoso del Tolosa. Lo scorso Aprile, nella semifinale di Coppa di Serbia tra Stella Rossa e l’Ofk, si arrivò ad una sparatoria in piena regola dentro lo stadio, con un tifoso locale ferito gravemente. Più di recente invece, Il blitz degli Ultras serbi all’ultimo gay pride di Belgrado (domenica scorsa, non un anno fa..) ha portato a 100 feriti. Questi sono solo alcuni esempi: ce ne sarebbero tanti altri, così tanti da riempire altre rubriche…Noi però, “non conoscevamo il grado di pericolosità di questi tifosi”. W l’Italia !
Marco Giacomantonio
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