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Il paese sconvolto dalle alle inondazioni, cittadini prigionieri dei nazisti
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TESTIMONIANZE DELLE INONDAZIONI
Il 23 novembre 1647, un’alluvione distrusse molti ruscelli e danneggiò numerosi appezzamenti di terreno.
(Estratto dei registri parrocchiali)
“Il 15 agosto 1775, a seguito delle lunghe piogge, a Saint-Christophe si formarono due torrenti: uno sopra Senin e l’altro sotto i campi di Parléaz.
Il primo allagò tutta la frazione di Thuez (Thuvex) arrecando molti danni; il secondo continuò a devastare le terre fino in fondo al pianoro.
Esso fece straripare i quattro grandi ru e le loro acque, unite a quelle del torrente, sotterrarono sotto la melma almeno metà della frazione di Meysattaz. Fu immediatamente inviata una lettera all’Intendente per chiedere una riduzione dei dazi”.
(Appunti di A. Arbaney, segretario di Saint-Christophe, tratti dalla monografia di E. Andruet)
I NAZISTI A SAINT CHRISTOPHE
Erano le due di notte del 20 maggio 1944, quando gli abitanti della frazione di Chabloz furono svegliati bruscamente da alcune persone che bussavano violentemente alle porte delle loro abitazioni. Affacciandosi alle finestre, videro che le case del villaggio erano lambite da alte lingue di fuoco. Credettero che si trattasse di un incendio e così si affrettarono per soccorrere i vicini, ma quando aprirono la porta si trovarono davanti una pattuglia di soldati tedeschi che li minacciarono con le armi puntate, li presero in ostaggio e li condussero ai piedi del muro di cinta del castello di Entrèves, dopo aver incendiato il villaggio.
Nel frattempo, presero anche il cavaliere François Passerin d’Entrèves e lo costrinsero ad andare ad Aosta, a piedi e in piena notte, con altre diciannove persone (nove delle quali avevano un’età compresa tra i 12 e i 15 anni) catturate a Chabloz. Furono tutti rinchiusi nella caserma Cesare Battisti. Per una settimana intera, i venti sventurati prigionieri furono interrogati, picchiati e minacciati di morte.
Avevano una sola possibilità : pregare il buon Dio e la Santa Vergine nel silenzio dei loro cuori.
Così fecero il un voto: “Se ne usciamo sani e salvi, faremo costruire un oratorio dedicato alla Santa Vergine che ci ha protetti”.
Una settimana dopo, non essendo riusciti a far parlare i prigionieri, i nazisti decisero di rilasciare prima le donne e bambini e poi gli uomini.
Al termine della guerra (dopo il 25 aprile 1945), nello stesso punto in cui furono messi al muro, i sopravvissuti fecero costruire un oratorio che fu poi benedetto in presenza di una folla numerosa.
Da allora, il 20 maggio di ogni anno, viene celebrata una messa per ringraziare il buon Dio e la Santa Vergine a cui quei poveri sventurati si rivolsero con tanta fede in un momento di grande sconforto.
Nell’oratorio è possibile leggere un’iscrizione:
“Testimonianza di riconoscimento verso la Vergine della Consolata da parte delle famiglie di François Passerin d’Entrèves, Jean Isabel, Mathurin Nex, Louis Nex, Venance Tallois, Alidor Andruet, César Jotaz, Angèle Bionaz, Victor Gambaretto e Joseph Capuzzi, per essere sopravvissuti al rischio di morire fucilati e per rispettare il voto fatto il 20 maggio 1944. Che Dio doni la pace eterna all’anima di Etienne Plat, barbaramente massacrato il 20 maggio 1944.”
Speciale Ritiro – Reggionelpallone.it
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