E Atzori sia, per la nuova Reggina di Lillo Foti. Non si può certamente dire che l’assunzione dell’ex tecnico catanese sia una scelta di ripiego o che palesi un ridimensionamento, rivela invece precisi intenti; risponde a coloro i quali temevano un graduale disimpegno del presidente, temendo per la squadra amaranto una fine simile a quella dei dirimpettai messinesi.
La tifoseria, stanca anche di protestare, sembra aver smarrito lo slancio, assiste quasi indifferente a queste prime notizie di mercato. Troppo sfiancante l’ultimo terrificante biennio, che ha offuscato, sbriciolandolo, un decennio ricco di soddisfazioni.
Atzori dovrà ripartire da qui, dal ricostruire un entusiasmo arrivato ai minimi storici. Non sarà un compito facile trascinare i tifosi i quali vorranno prima “vedere cammello” e poi, eventualmente, pagare. Sarà tremendamente più difficile se la squadra, come in quest’ultimo campionato, non si dimostrerà all’altezza, affogando velocemente i sogni promozione in una realtà ben più triste e desolante, fatta di una salvezza afferrata all’ultima giornata.
È evidente che per evitare di ricadere in un preoccupante dejà-vu ognuno dovrà fare la sua parte: presidente, mister, squadra e tifosi, tutti uniti, e che i sogni più audaci non si azzardino ad apparire, neanche in una notte di mezza estate. I proclami “risaliremo subito, vinceremo” fanno parte del passato, rinchiusi velocemente in un cassetto dal quale sia Atzori che Foti hanno volutamente preso le distanze.
La ferita di Novellino brucia ancora, ma il presidente non ricadrà, c’è da augurarsi, nello stesso errore; tanti saluti ai campioni della serie A lautamente stipendiati e benvenuto a mestieranti della categoria e onesti corridori. Con questa crisi economica, il messaggio è chiaro, si tratta di prendere due piccioni con una fava. Troppo evidente che la B non è categoria per palati fini e gente che corre in punta di piedi: serve fame, rabbia, cattiveria. La stessa che Atzori dovrà infondere dal primo giorno di ritiro a una rosa che va modificata almeno per la metà dei suoi elementi. Sembra un paradosso, ma sopra ad ogni cosa potrà esser proprio il gioco, mai visto a Reggio negli ultimi anni, che per motivi inspiegabili viene messo in secondo piano da alcuni allenatori come fosse un inutile orpello, a fungere da traino.
Inizi da qua, il neo allenatore, dalla costruzione di un piano tattico convincente, propositivo, che metta in campo idee, equilibrio e convinzione. Ci perdoni, atzori, se la sua iniziale (per disilludere i tifosi con l’immaginazione più fervida), per una volta è stata scritta in minuscolo. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Pasquale Romano
Reggionelpallone.it
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