Un nome che abbiamo dato in anteprima nazionale (sebbene i termini “anteprime” e “indiscrezioni” sembrano molto di moda ultimamente…) , una trattativa che abbiamo seguito passo dopo passo, retroscena dopo retroscena, sempre convinti che alla fine sarebbe andata in porto. Gianluca Atzori, presentato ieri a stampa e tifosi, è l’allenatore che avrà l’arduo compito di riportare entusiasmo a Reggio Calabria, di restituire alla città e alla tifoseria una squadra degna di tal nome. Negli occhi del tecnico, la stessa fermezza e la stessa volontà di quando, da calciatore, contribuì alla scalata di una Reggina che ad Ottobre molti cominciavano a ritenere spacciata. Erano i tempi dei gol di Dionigi e della fantasia di Criniti, erano i tempi in cui chiunque arrivava da queste parti, si cuciva addosso la maglia amaranto, come un’attrazione travolgente, come un colpo di fulmine. Tempi che sembrano lontanissimi.
Non sarà per niente facile il compito dell’ Atzori-allenatore, ma l’impatto avuto ieri dal tecnico di Collepardo ci induce a pensare che l’impresa è possibile. Certo, quando si tratta di ricostruire dalle fondamenta, quando i ricordi dello scempio visto e subito sono così vivi, bisogna mettere in conto che la china andrà risalita piano piano, domenica dopo domenica. Ci vorranno tempo e pazienza, laddove di tempo se n’è sprecato troppo, e di pazienza, da parte di tifosi e opinione pubblica, adesso come adesso non è che ce ne sia molta.
Qui non si tratta di posizioni di classifica, di risultati, di moduli. Quelli verranno analizzati dopo aver dato al mister l’opportunità di lavorare, di esprimersi, di trovare la quadratura del cerchio. Qui si tratta di uomini, di riportare una cosa che manca da almeno 2 anni, e della quale non si può e non si deve più fare a meno: l’orgoglio. Ed è proprio in virtù di questa considerazione, che ci piace sottolineare nuovamente (l’avevamo fatto già nel titolo di ieri) quanto affermato da Atzori durante la conferenza stampa. “Porteremo con orgoglio il nome di Reggio in tutta Italia”, ha rsisposto il mister a chi gli chiedeva dove potessero arrivare i suoi ragazzi. Ecco, è da qui che bisogna ripartire, da quell’orgoglio ferito, da quella fede derisa attraverso atteggiamenti imperdonabili, che non devono e non possono più ripetersi.
“Sono qui per vincere”, diceva di questi tempi Walter Novellino, di fronte a 500 persone. “Sono qui per Reggio”, ha detto ieri mattina Gianluca Atzori, di fronte a pochi intimi, aggiungendo che “chi non ha le motivazioni e la voglia di lavorare, non può restare”. Musica per le nostre orecchie, le parole che volevamo sentire, sperando ardentemente che il tutto si tramuti in fatti concreti.
Buon viaggio mister. Da parte nostra ti promettiamo una critica sempre sana ed equilibrata, ma soprattutto lo stessa voglia di combattere che ieri, nel giro di tre quarti d’ora, sei già riuscito a trasmettere. E di questi tempi, è già una piccola conquista…
Ferdinando Ielasi
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