Anche adesso che ha deciso di “staccare la spina per dedicarsi ad altri valori della vita”. Non sarà più il ds del Bocale Campolo, uomo storico, emblema del calcio dilettantistico reggino. Dal 2000 in possesso del diploma ufficiale di Direttore sportivo conseguito a Coverciano con una tesi su “Il direttore sportivo nel settore giovanile”, Campolo è l’uomo del Bocale per antonomasia: una sintesi indissolubile tra società e persona. Un personaggio che, con i suoi occhi e le sue gesta può raccontare la storia del calcio reggino, di quello bocalese in particolare. Dopo una stagione ricca di soddisfazioni, con il titolo regionale juniores conquistato e una promozione in Eccellenza sfuggita per pochissimo sul campo, ha deciso di fermarsi. “Nessun disaccordo con il resto della dirigenza. E’ che adesso ho veramente bisogno di staccare la spina e di dedicarmi alla famiglia e alla mia vita privata”. Era da tempo che Campolo meditava l’addio. Almeno sei mesi, mancavano “gli stimoli giusti”. Sarà importante adesso la crescita degli altri dirigenti che dovranno portare avanti il lavoro dell’ex ds. “Sono certo che potranno fare bene. Senza di me, dovranno essere capaci di crescere e di lavorare ancora di più, ma le potenzialità e l’esperienza ci sono tutte. Anche per fare meglio di me.
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Direttore partiamo dalla stagione appena conclusasi: due scommesse vinte in da lei in prima persona, la prima quella di Arcidiaco, la seconda relativa ad un gruppo che in molti non ritenevano all’altezza..
“Non è un merito solo mio ma di tutto il gruppo societario. Abbiamo lavorato in sintonia. Bisogna sempre ringraziare due persone splendide che sono il presidente Pellicanò che, nonostante i suoi problemi, continua ha dare gli input giusti per fare bene e Carmelo Campolo pezzo di storia del Bocale. Vede la cosa che più mi rende orgoglioso è che tutti i giovani dirigenti sono ragazzi che giocavano nel Bocale e che adesso te li ritrovi nel ruolo dirigenziale con qualche anno in più. Sono ragazzi che ho voluto a tutti i costi perché credo in loro. Grazie all’ottimo rapporto e al lavoro di equipe, abbiamo raggiunto questi ottimi risultati. L’obiettivo iniziale era quelli di disputare campionato tranquillo. Eppure abbiamo conquistato 64 punti, per un rigore abbiamo perso un campionato come nel 2000”.
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Lei ha sempre creduto in Arcidiaco difendendolo anche nei momenti negativi. I fatti le hanno dato ragione o sbaglio?
“Quando non sono venuti i risultati di coppa, ad inizio stagione sentivo i malumori di stampa e addetti ai lavori. Ma credo, dopo 27 anni, di avere ho la tranquillità giusta per gestire alcune situazioni. Tranquillità che deriva dall’ esperienza maturata sul campo. Ero convinto che questo gruppo lavorando sarebbe venuto fuori e così è stato. Devo dire bravo al mister e al suo staff: hanno fatto gruppo e i risultati si sono visti”.
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Direttore ha deciso di lasciare: perché?
“Qualcuno parla di liti interne: nulla di più falso. Fino a qualche giorno fa eravamo tutti insieme a cena per parlare della prossima stagione, dove io continuerà a dare i consigli anche se non ci sarò direttamente. E’ stata una decisione molto sofferta la mia, l’altra sera a cena quando parlavo con i ragazzi, avevo un groppo in gola incredibile, ma era una decisione che meditavo da febbraio, non ero più con il giusto umore. Non mi ritrovavo in certi valori della vita che in questo momento reputo fondamentali: penso a cose più importanti e voglio dedicarmi a quelle.
Resterà tutto in mano a quei giovani dirigenti che lei stesso ha plasmato…
“L’ho detto ai ragazzi: con me in società non avranno modo di crescere. Adesso invece tocca a loro: il mio allontanamento li spingerà a rimboccarsi le maniche e lavorare per fare meglio di quanto ho fatto io”
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27 anni di ricordi, emozioni e delusioni. Una in particolare?
“Quasi trenta anni di calcio non si possono raccontare in due battute. Ho vissuto tante gioie delusione e pianti perché io non ho mai nascosto i sentimenti. Ho ricevuto tantissime soddisfazioni soprattutto con il settore giovanile. Le delusioni ci sono state, queste arrivano quando tu perdi i campionati ed io non dimentico quelli con Bagaladi e Cinquefrondi. Ma le sconfitte mi hanno reso più forte caratterialmente e mi hanno temprato, regalandomi la spinta per i successivi successi. Dedico quanto di buono ho fatto a chi in questa città mi ha fatto del male. Ho le spalle larghe e ho sopportato quanti hanno detto falsità sul mi conto, quanti mi hanno parlato sempre alle spalle denigrandomi a chi mi ha chiuso negli spogliatoi e mi ha aggredito. Io sono sempre andato avanti sulla mia strada rispondendo con i fatti e l’amore verso il calcio. Posso gridarlo forte: ho fatto calcio senza dare e senza ricevere e così bisogna continuare. La gloriosa storia del Bocale è questa: quella di giocarsi trenta partite senza chiedere e senza dare e i “ragazzi” dovranno continuare su questo solco”. La cattiveria di questa città mi ha esaltato sempre di più a fare bene.
Il Bocale la prossima stagione sarà comunque in Eccellenza: cosa si aspetta dai biancorossi?
I ragazzi devono continuare su quella strada tracciata insieme a Carmelo Campolo 27 anni fa, ma soprattutto deve tenersi lontano da quelle persone che in questi anni hanno fatto tanto male al Bocale e che invece in questi giorni vogliono rientrare in società . I ragazzi devono tenersi alla larga e sapranno come fare, il resto verrà da sé. Forza Bocale, sempre e comunque.”
vi. iel.
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