Si è svolto presso la Chiesa di Maria SS Assunta di San Giorgio Morgeto il dibattito “Sport e legalità”
organizzato dal giovane parroco don Salvatore Larocca, ideatore dell’iniziativa, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria, l’Assessorato allo Sport, il Comune di San Giorgio Morgeto, il CONI Provinciale di Reggio Calabria, il Museo della ‘Ndrangheta e l’associazione Libera. Ospiti dell’iniziativa sono stati il capo di Gabinetto della Provincia di Reggio Calabria, Maurizio Condipodero, l’assessore provinciale allo sport, Attilio Tucci, il presidente regionale del Coni, Mimmo Praticò, il responsabile del Centro Sportivo Italiano, Luigi Spanò, il vicepresidente provinciale del Coni, Giuseppe Cormaci, ed il responsabile allo sport della Provincia, Domenico Panuccio. Attraverso il linguaggio e l’immaginario sportivo, tanto amato dal mondo giovanile, dunque, si è parlato di legalità, etica, valori e rispetto delle regole e dell’avversario. “Ho sempre creduto – ha dichiarato il presidente del Coni Calabria, Mimmo Praticò – che l’insegnamento dell’attività sportiva maturata negli oratori produca nel tempo grandi uomini, sani e forti, fisicamente, moralmente e civilmente. Per questo ritengo che in molti paesi, dove mancano le strutture sportive adeguate, intanto si può ripartire sfruttando gli spazi esistenti, magari all’aperto, e con una buona dose di volontà. La tecnologia, il progresso e, purtroppo, la moda nello sport fanno passi da giganti, ma per giocare, divertirsi ed imparare a crescere sani, occorre poco.
La scuola, inoltre, altro polo fondamentale nella crescita di un giovane, dopo la famiglia ed insieme alla chiesa, si è resa conto della valenza educativa di quest’attività dopo aver avvertito un’esigenza spontanea e naturale che proviene dai ragazzi stessi. Sicuramente, tra il compito sempre più difficile di catturare l’attenzione dei giovani e l’esigenza di una scuola-azienda che ha bisogno di numeri, la rotta non poteva non orientarsi verso lo sport, come verso la musica e l’arte in genere. I giovani amano lo sport, amano seguirlo e praticarlo. Sfruttiamo questa loro passione naturale per poter trasmettere tutti quegli insegnamenti e quei principi che si stanno perdendo e che stanno, lentamente, logorando la nostra società. Ascoltiamo i ragazzi e diamo loro una mano a migliorare il futuro”. La comunità parrocchiale di San Giorgio Morgeto, grazie anche al lavoro di don Salvatore Larocca, per i sui giovani, ha sposato in pieno i metodi educativi e gli insegnamenti di Don Bosco e Don Milani. Un percorso mirato a far scoprire agli adolescenti l’importanza di un territorio riscattabile solo con l’impegno e la volontà di tutti, puntando ad educare i giovanissimi alla cultura della legalità come valore umano e sociale nella vita quotidiana. In questo percorso, i ragazzi hanno condotto un’analisi sul loro territorio che è diventata un libro dal titolo: “Sport e legalità”. San Giorgio Morgeto, che conta circa 4000 abitanti, ha un alto tasso di disoccupazione che porta ad un alta percentuale di emigrazione e le famiglie che vi sono residenti si dedicano prevalentemente all’agricoltura. Il paese ha scarse possibilità di sviluppo economico e culturale per la lontananza delle grandi linee di comunicazione; c’è poca capacità di adattamento delle famiglie alle esigenze della cultura moderna; bassi redditi; poca conoscenza informatica; alto tasso di drop-out(abbandono)scolastico; prevalenza di un grado di scolarizzazione medio anche nella fascia degli adulti-genitori; forte emigrazione intellettuale; disagio familiare diffuso soprattutto nella fascia adolescenziale.
I ragazzi, dunque, riscontrano un ambiente chiuso in gruppi o rioni con fortissime forme di pregiudizi e di muri tra diverse categorie di persone. Il valore della legalità è spesso tinto da una certa mentalità clientelistica legata a forme di favoritismo personale a tutti i livelli. San Giorgio Morgeto è legato ad una forma di economia rurale, agricola e artigianale che, potenzialmente, potrebbe avere forti possibilità di inserimento nel mercato ma per diverse cause rimane legato a forme arcaiche di economia, producendo redditi bassi e situazioni familiari spesso al limite della povertà. In questo contesto, le nuove generazioni sono la fascia d’età più a rischio.
L’esito di quest’analisi, di cui viene riportato solo uno scorcio, dimostra quanto i ragazzi percepiscano l’importanza del valore delle regole ai fini della convivenza pacifica nella comunità e che queste in alcuni casi devono essere imposte in maniera più ferrea dalle autorità. Traspare che i ragazzi siano divisi nel sostenere che, in caso di gravi torti ed ingiustizie, bisogna rivolgersi alle autorità o ricorrere all’iniziativa personale: atteggiamento che è retaggio di una mentalità tipica del Sud e avvallata dall’odierno sistema giudiziario contraddittorio che, a detta dei ragazzi, spesso non punisce chi commette reato e rimette in libertà con molta facilità. Questo non agevola la fiducia nella giustizia perché, nel nostro territorio, “chi si ribella o denuncia la mafia è a rischio di ritorsioni e vendette”. L’informazione, poi, arriva senza controllo solo dalla televisione e da internet, si legge poco ed il tema della legalità, anche in famiglia, viene trattato solo nel caso in cui avvengono gravi fatti di cronaca. L’inchiesta condotta dai ragazzi è, dunque, un’analisi e non un giudizio, teso a cominciare a smuovere le coscienze, a risvegliare quell’amore e quella passionalità per la propria terra facendo leva su ciò che di buono è sano c’è nei territori della Piana: i giovani. Ovviamente, questo lungo ed impervio percorso deve essere condotto da adulti attenti, responsabili e sensibili a ciò che i ragazzi chiedono. Spesso, però, i loro errori e le loro fragilità riflettono quelli degli adulti che, purtroppo, non riescono ad essere validi esempi e punti di riferimento morale.In questo percorso, lo sport può svolgere, come ha fatto in passato, una vera opera educativa perché ancora oggi, possiede una forza attrattiva e propulsiva di tale energia da poter incidere sulle sensibilità e sulle emozioni di milioni di persone di tutte le età, in modo del tutto sorprendente e del tutto sperimentabile.
Nei momenti più difficili, il richiamo ai valori ed alle domande sul senso della vita diventa necessario e, qualcosa del genere, sta accadendo anche nello stesso ambito sportivo che, se da una parte è sottoposto alle logiche del denaro e dello spettacolo, dall’altra è profondamente in crisi proprio perché ha perso di vista le inquietudini e le domande che da sempre lo nutrivano: che tipo di persona formare? Quali valori proporre ed in che misura essere scuola di vita per favorire la crescita di una persona. Al giorno d’oggi, non è più l’uomo a servirsi dello sport ma il contrario, per questo lo sport come la società hanno bisogno di un nuovo umanesimo tale da trovare risposte all’incessante richiesta delle nuove generazioni: dare un senso alla vita.
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