Forse abbiamo sbagliato tutti quanti, nel considerare la salvezza un traguardo ormai raggiunto. Sicuramente abbiamo sbagliato tutti quanti, nel pensare che l’Ascoli sarebbe sceso a Reggio Calabria con quel senso di appagamento tipico delle squadre che ormai non hanno più niente da chiedere al campionato. La beffa consumatasi nel l’ennesimo pomeriggio amaro per il Granillo, rende merito all’indomabile collettivo di Pillon, ma sopratutto ci riporta decisamente coi piedi per terra, facendoci capire ancora una volta quanto sia dura la serie B. E meno male che dietro non corre quasi nessuno, altrimenti le conseguenze dell’ottavo ko interno (quanta nostalgia per quel fortino inespugnabile nel quale la Reggina costruiva le proprie fortune…) sarebbero state ancora più gravi. Un ulteriore sbaglio (forse il peggiore) sarebbe adesso quello di andare alla ricerca forzata del colpevole, di qualcuno a cui gettare la croce del ko di sabato. Nella frenetica “caccia al colpevole”, ci siamo dimenticati delle valutazioni fatte appena qualche giorno fa, dei complimenti rivolti ai giocatori per aver acquisito finalmente una mentalità da serie B, degli elogi a Breda per aver creato gruppo degno di tal nome.
All’insegna del “facciamoci male”, la squadra è stata anche accusata di aver inutilmente cercato la vittoria, quando invece poteva e doveva accontentarsi di un preziosissimo pareggio. Eppure, le critiche precedenti recitavano proprio l’opposto, descrivendo una squadra senza gioco, che si arroccava pensando solo al pareggio. Tutto e il contrario di tutto, insomma. Calmi, rimaniamo calmi, altrimenti perdiamo di vista uno dei principi più naturali e semplici che ruotano intorno al calcio, secondo il quale le partite a volte si perdono perché è così che deve andare.
Sabato si sono affrontate due squadre che hanno sempre provato a superarsi a vicenda, e al di là di qualche sbavatura dei singoli, a determinare il vincitore sono stati fondamentalmente gli episodi. Niente alchimie tattiche, niente verità da scoprire, niente “streghe da mettere al rogo”. Solo una sconfitta, che di certo brucia, ma che va accettata senza drammi o processi, e soprattutto va archiviata pensando alla gara di venerdì, che diventa adesso una partita-spareggio. Guai a presentarsi a Trieste pensando di avere 2 risultati su 3, guai a ritenere le successive sfide interne, con Gallipoli e Albinoleffe, una sorta di “lasciapassare”. Il calcio a volte è imprevedibile, e le brutte sorprese si possono evitare solo con le armi usate ultimamente dalla Reggina: coltello tra i denti e spirito da provinciale.
Ferdinando Ielasi
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