Sei punti fatti di sofferenza e sacrificio, per rialzare la testa e vedere finalmente un po’ di luce, in fondo ad un tunnel tanto inaspettato quanto pericoloso. Maledettamente pericoloso. La Reggina batte Sassuolo e Crotone, e per la prima volta dà la sensazione ai suoi tifosi di essere una squadra, di aver acquisito quelle caratteristiche, fondamentali nel campionato di B, invocate a mo’ di “urla disperate” da parte di tutto l’ambiente. Lo stesso Breda, nel post derby, ha sottolineato a più riprese la “voglia di vincere a tutti i costi”, unita al fatto che “gente seduta in panchina, si è fatta 100 metri di corsa per andare ad abbracciare l’autore del gol”. E’ su queste basi che dal tunnel si può uscire definitivamente, che ci si può svegliare da un vero e proprio incubo. Alla fine di quella che sulla carta appariva come una campagna acquisti stellare, quest’Estate tutti ci domandavamo, non senza ingiustificata tracotanza, come avrebbero fatto “squadrette” tipo Cesena, Ancona, Sassuolo e compagnia varia, a competere con la corrazzata di Novelliniana memoria. Abbiamo deriso chi da lì a poco ci avrebbe fatto a pezzetti, infliggendoci autentiche lezioni di calcio in nome di qualcosa che tutti, nessuno escluso, stavamo dimenticando: rabbia e umiltà. Non contenti degli schiaffoni presi, abbiamo preferito nasconderci dietro dolci illusioni, parlando (sulla base del nulla…) di quei play off che si allontanavano sempre di più, mentre le giornate diventavano sempre di meno.
Reggio e la Reggina stavano sprofondando irrimediabilmente, perché pensavano ancora alla Serie A. Reggio e la Reggina stanno tornando a respirare, da quando hanno capito quant’è importante mantenere questa serie B. Si erano vestiti in giacca e cravatta gli amaranto: niente di più sbagliato, perché è proprio la splendida storia del calcio reggino, ad insegnare come le gioie più belle siano state regalate da chi è uscito dal campo coi “panni sporchi”, o se preferite zuppi di sudore. E ora sotto col Brescia, consapevoli che la “corazzata amaranto ” di inizio stagione non metteva più paura a nessuno, mentre questa “armata operaia” può giocarsela con tutti…
Ferdinando Ielasi
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