Diciamolo pure: la sconfitta con il Torino abbatterebbe anche uno Stallone di razza. Buona mole di gioco, tatticamente quasi perfetta, palle gol a raffica, traversa e miracoli di Sereni, la Reggina al Granillo avrebbe dovuto chiudere in goleada la sfida con il Torino e invece… E invece è andata sotto, ha perso e resta lì, in fondo ad una classifica che, settimana dopo settimana, riesce a deprimere anche i più cabarettisti. Manca la continuità di risultati a questa squadra: e dici poco. Così come nel post Padova e nel post Ascoli, così dopo Ancona, la Reggina non trova il “filotto” che, psicologicamente, avrebbe potuto dare quella spinta in più per un rush finale ai limiti dell’infarto. Il più duro forse degli ultimi dieci anni perché un conto è lottare per non retrocedere in Seria A da piccola realtà del Sud, un conto è trovarsi immischiato nella “lotta calda” della cadetteria, da squadra blasonata e vincente. Non lo è più la Reggina che si è smaterializzata di brutto, sciogliendosi in breve tempo dopo il fragore di una campagna acquisti estiva soddisfacente. Perde per colpe dei singoli la Reggina al Granillo, non certo per la prestazione complessiva, in uno stadio che, ormai, è terra di conquista per tutti, nessuno escluso: lontani ricordi i tempi di un “catino inespugnabile”.
Ed è proprio a Reggio, ironia della sorte, che la compagine di Breda sta costruendo la sua retrocessione. Tre sconfitte nelle ultime tre gare: numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni. E’ un cammino, quello interno, da Lega Pro. Non che le prestazioni fuori casa facciano stare meglio, ma tra le mura amiche la Reggina ha ormai perso la bussola. Non reagisce alle avversità, si perde in un bicchier d’acqua e, quando c’è da stoccare l’affondo decisivo scompare. E la continuità di risultati? Non pervenuta. Adesso, probabilmente, siamo di fronte all’ultima chiamata nel prossimo match di Salerno. Uno scontro tra cenerentole. Tra le ultime due della classe di una serie B veramente deludente, di basso profilo e qualitativamente mediocre. Ciò non fa che far aumentare i rimpianti per quanto poteva essere e non è stato per i colori amaranto.
Si va a Salerno per una gara da dentro o fuori perché, con molte probabilità, se si perde anche in Campania la situazione diventa quasi insostenibile. Certo la squadra non vorrà demeritare e per fare ciò deve concentrarsi al massimo e soprattutto non deve assolutamente pensare che, la compagine di Ciccio Cozza, scenda in campo già spacciata perché non sarà così e la Salernitana lo ha già dimostrato in altre circostanze sbancando anche l’Olimpico di Torino. L’esito sarà tutto nelle mani degli amaranto. E è questo che preoccupa.
Vincenzo Ielacqua
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