I 2 ex sponda Torino, hanno lasciato senza dubbio ricordi vivi nei cuori del pubblico amaranto.
Rolando Bianchi, nato ad Albano Sant’Alessandro nel 1983, muove i suoi primi passi nel vivaio dell’Atalanta. Dotato di grandi mezzi fisici, Bianchi inizia tuttavia ad “assaggiare il campo” con la maglia del Cagliari: nelle fila dei sardi allenati da Reja, contribuisce al ritorno in A e alla successiva salvezza, mettendo a segno tra il 2003 e il 2005 i suoi primi gol da professionista (compreso quello che permette ai sardi, nel 2005. di raggiungere la Reggina a tempo scaduto). Nonostante gli score realizzativi non siano certo strabilianti, in molti si accorgono delle prospettive di questo ragazzo, che entra nel gruppo dell’Under 21 sin dal 2002. Nel giro degli ammiratori rientra Lillo Foti che nel 2005-2006 lo porta a Reggio, dichiarando che “Rollye” sarebbe stato l’erede di Bonazzoli. Un gravissimo infortunio con l’Under 21 mette il centravanti k.o. per quasi tutto il campionato, ma il ritorno è dal sapore dolce: è firmato Bianchi infatti, il 3-0 che chiude il derby dello Stretto, condannando il Messina alla retrocessione in B e sancendo la salvezza amaranto. L’anno dopo, il boom o: Bianchi, con 18 gol, è infatti il capocannoniere della Reggina che incanta salvandosi nonostante 11 punti di penalizzazione, e con Amoruso forma la coppia d’attacco più prolifica dell’intera serie A. Un autentico exploit, che vale al bomber il passaggio al Manchester City di Eriksson, e alla Reggina l’incasso più alto (15 milioni) ottenuto dalla cessione di un giocatore. A dispetto di un avvio ottimo (segna al debutto, decidendo la gara col West Ham), l’avventura in Premier si rivela deludente, e a Gennaio 2008 viene ceduto in prestito alla Lazio: 15 presenze e 4 centri in biancoceleste, tra cui uno dal dischetto che costa alla Reggina di Ulivieri la sconfitta per 1-0. Dal 2008, indossa la maglia del Toro, fortemente voluto da Urbano Cairo. La coppia Bianchi-Amoruso all’ombra della Mole non ha ripetuto le mirabilie reggine, ma quest’anno anche in Piemonte si sono accorti delle qualità di Rolando, che unisce grinta e coraggio ad un micidiale mix di tecnica e potenza: 20 gol (non poteva mancare ovviamente quello alla Reggina, segnato grazie ad una spettacolare rovesciata) , che gli sono valsi la fascia da capitano.
Julio Cesar Leon, nato a Cortez (Honduras) nel 1979, arriva in Italia nel Novembre 2002. Foti e Martino credono molto in quel fantasista dal dribbling ubriacante e dalle punizioni micidiali, che all’epoca era seguito anche dalla Juventus, e figurava tra i titolari della Nazionale maggiore del suo paese. All’attenzione dei tifosi reggini Leon si impone nel derby di Crotone, quando con 2 azioni irresistibili cambia il volto della gara, sfornando gli assist vincenti che valgono agli amaranto un 1-2 al fotofinish. Il feeling con l’ambiente è immediato, ma l’anno dopo, alla 2 giornata contro l’Inter, l’honduregno perde banalmente un pallone che consente ai nerazzurri di espugnare il Granillo in pieno recupero. Da quel giorno, per Leon cominciano tempi duri: prima il relegamento in panchina, poi l’arrivederci a Reggio, seguito da un lungo girovagare in cerca di una consacrazione: Firenze, Catanzaro, S.Benedetto, Avellino e Teramo, per un totale di 5 squadre diverse in altrettanti anni. La svolta, nel 2006-2007 con Mazzarri che lo “disciplina tatticamente”, facendone uno dei centrocampisti avanzati più validi del campionato, al punto tale che a Gennaio 2007 Preziosi lo porta in Liguria, dopo aver sborsato al presidente Foti quasi 4 milioni di euro. Luci ed ombre sia col Grifone che con il Parma (in gialloblù approda nel 2008), anche se il suo palmares si arricchisce di 2 promozioni consecutive dalla B alla A. Da Settembre di quest’anno, si ritrova anche lui alla corte di Cairo: un inizio difficile, così come quello di tutta la squadra, seguito però da una netta ripresa e dalla realizzazione di 3 gol.
Non certo da consegnare all’album dei ricordi invece, l’esperienza al Toro dell’amaranto Simone Rizzato. Il mancino di Terracina, cresciuto calcisticamente tra Fano e Pesaro, approda nel 2003-2004 in una piazza “avvelenata” per la retrocessione dell’anno precedente, nonché delusa dall’andamento dell’11 di Ezio Rossi, che terminerà la stagione soltanto al 12° posto. Rizzato dirà addio al Piemonte dopo una stagione e mezza, collezionando 30 presenze.
Fabrizio Cantarella
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